Nutrizione
Dieta e microbiota
Dieta e microbiota
19 mag 2025



Diete a bassissimo contenuto calorico: come influenzano il microbiota intestinale e il peso
Molti programmi dimagranti si basano sulla riduzione calorica per ottenere risultati, ma ignorano un elemento fondamentale: il microbiota intestinale. Secondo uno studio recente, le diete a bassissimo contenuto calorico non solo riducono il peso, ma modificano in profondità la composizione della flora intestinale, influenzando direttamente la risposta metabolica dell’organismo.

Cosa sono le diete a basso e bassissimo contenuto calorico?
Le diete ipocaloriche forniscono tra 1.200 e 1.500 kcal al giorno.
Le diete a bassissimo contenuto calorico (VLCD) scendono sotto le 800 kcal al giorno.
Spesso queste strategie includono sostitutivi del pasto (frullati, barrette o piatti pronti) combinati con modifiche comportamentali. La ricerca dimostra che, se ben seguite, possono essere efficaci per la perdita di peso, specialmente in soggetti con sovrappeso, obesità o prediabete.

Lo studio PREVIEW: dieta e microbiota a confronto
I ricercatori hanno analizzato i dati dello studio PREVIEW, un progetto triennale dedicato alla prevenzione del diabete di tipo 2. In questo sotto-studio sono stati coinvolti oltre 2.200 adulti (20-70 anni) in sovrappeso o con prediabete.
Per 8 settimane, i partecipanti hanno seguito una VLCD composta da:
810 kcal al giorno da sostituti del pasto (inclusi 13 g di fibre),
fino a 400 g di verdure non amidacee (circa 200 kcal aggiuntive).
Sono stati raccolti campioni fecali prima e dopo l’intervento, per analizzare la composizione del microbiota.

I risultati: il microbiota cambia con la dieta
Dopo 8 settimane, la composizione del microbiota intestinale dei partecipanti era profondamente cambiata:
È aumentata la ricchezza microbica (numero totale di specie).
È cresciuta la diversità dei ceppi batterici.
Sono aumentati i batteri benefici per la salute metabolica, come Akkermansia e Christensenellaceae.
È però diminuita la produzione di butirrato, un acido grasso fondamentale per la salute intestinale, segnalando una riduzione dei batteri produttori di questa molecola.
Questi cambiamenti erano direttamente correlati alla perdita di peso e massa grassa.

Microbiota, obesità e rischio di effetto yo-yo
Tuttavia, perdere peso non basta sempre a ristabilire l’equilibrio intestinale. L’eccesso di peso compromette il microbiota, provocando una disbiosi che può ostacolare l’assorbimento corretto dei nutrienti.
In particolare, l’organismo diventa meno efficiente nel metabolizzare i flavonoidi, composti naturali che partecipano al metabolismo dei grassi. Anche dopo la perdita di peso, questa disfunzione può persistere, favorendo la ricomparsa del peso perso — il cosiddetto effetto yo-yo.

Conclusione
Le diete a bassissimo contenuto calorico non solo riducono il peso, ma rimodellano il microbiota intestinale, influenzando la salute metabolica in modo più profondo di quanto si pensasse.
Ma attenzione: la qualità della dieta, il contenuto di fibre, la varietà alimentare e il supporto nutrizionale restano fondamentali. Un approccio che considera anche il microbiota può essere la chiave per ottenere risultati duraturi.
Diete a bassissimo contenuto calorico: come influenzano il microbiota intestinale e il peso
Molti programmi dimagranti si basano sulla riduzione calorica per ottenere risultati, ma ignorano un elemento fondamentale: il microbiota intestinale. Secondo uno studio recente, le diete a bassissimo contenuto calorico non solo riducono il peso, ma modificano in profondità la composizione della flora intestinale, influenzando direttamente la risposta metabolica dell’organismo.

Cosa sono le diete a basso e bassissimo contenuto calorico?
Le diete ipocaloriche forniscono tra 1.200 e 1.500 kcal al giorno.
Le diete a bassissimo contenuto calorico (VLCD) scendono sotto le 800 kcal al giorno.
Spesso queste strategie includono sostitutivi del pasto (frullati, barrette o piatti pronti) combinati con modifiche comportamentali. La ricerca dimostra che, se ben seguite, possono essere efficaci per la perdita di peso, specialmente in soggetti con sovrappeso, obesità o prediabete.

Lo studio PREVIEW: dieta e microbiota a confronto
I ricercatori hanno analizzato i dati dello studio PREVIEW, un progetto triennale dedicato alla prevenzione del diabete di tipo 2. In questo sotto-studio sono stati coinvolti oltre 2.200 adulti (20-70 anni) in sovrappeso o con prediabete.
Per 8 settimane, i partecipanti hanno seguito una VLCD composta da:
810 kcal al giorno da sostituti del pasto (inclusi 13 g di fibre),
fino a 400 g di verdure non amidacee (circa 200 kcal aggiuntive).
Sono stati raccolti campioni fecali prima e dopo l’intervento, per analizzare la composizione del microbiota.

I risultati: il microbiota cambia con la dieta
Dopo 8 settimane, la composizione del microbiota intestinale dei partecipanti era profondamente cambiata:
È aumentata la ricchezza microbica (numero totale di specie).
È cresciuta la diversità dei ceppi batterici.
Sono aumentati i batteri benefici per la salute metabolica, come Akkermansia e Christensenellaceae.
È però diminuita la produzione di butirrato, un acido grasso fondamentale per la salute intestinale, segnalando una riduzione dei batteri produttori di questa molecola.
Questi cambiamenti erano direttamente correlati alla perdita di peso e massa grassa.

Microbiota, obesità e rischio di effetto yo-yo
Tuttavia, perdere peso non basta sempre a ristabilire l’equilibrio intestinale. L’eccesso di peso compromette il microbiota, provocando una disbiosi che può ostacolare l’assorbimento corretto dei nutrienti.
In particolare, l’organismo diventa meno efficiente nel metabolizzare i flavonoidi, composti naturali che partecipano al metabolismo dei grassi. Anche dopo la perdita di peso, questa disfunzione può persistere, favorendo la ricomparsa del peso perso — il cosiddetto effetto yo-yo.

Conclusione
Le diete a bassissimo contenuto calorico non solo riducono il peso, ma rimodellano il microbiota intestinale, influenzando la salute metabolica in modo più profondo di quanto si pensasse.
Ma attenzione: la qualità della dieta, il contenuto di fibre, la varietà alimentare e il supporto nutrizionale restano fondamentali. Un approccio che considera anche il microbiota può essere la chiave per ottenere risultati duraturi.